giovedì 24 aprile 2008

Juno


Non credo che in Italia si sia capaci di fare un film come questo. La bellezza di Juno risiede soprattutto nel linguaggio usato. Veloce, tagliente, politicamente scorretto. E nelle tematiche. Maternità, adolescenza, emancipazione. Gran parte del merito, va detto, è del lavoro di sceneggiatura di Diablo Cody. Ma al di là del giudizio estetico questo film rimane un concentrato mirabile di stile e sostanza. Ma perché nel nostro paese la commedia riesce può essere solo volgare?! Perché non si è in grado di essere sarcastici, grotteschi e ironici in barba alla cattiva sorte e a certe norme di puro decoro? Il problema va ricondotto a due cause principali. Il lavoro di sceneggiatura non va oltre la superficie delle cose e vi è una scarsa volontà di rischiare da parte del produttore e del distributore. L'industria cinematografica italiana si è purtroppo sviluppata sulla base di criteri essenzialmente assistenziali che non hanno permesso al mercato di maturare completamente e di emanciparsi dai finanziamenti statali come negli Stati Uniti (i finanziamenti dovrebbero tutelare in maggior parte le opere prime e seconde, quelle relative alla transculturalità sociale e i documentari - ovvero quella parte dell'offerta più debole da un punto di vista meramente commerciale). Se a questo si aggiunge la triste situazione duopolistica del sistema distributivo, il quadro non è affatto dei più incoraggianti per i giovani artisti italiani. Pensate che Jason Reitman  il regista di Juno ha esordito nel lungometraggio a soli 28 anni. Andrea Molaioli, regista del raffinato La ragazza del lago, è una giovane promessa del cinema italiano avendo esordito a soli 40 anni! Ditemi voi...

1 commento:

François-Marie Arouet ha detto...

Juno è un film bellissimo andate tutti a vederlo! E soprattutto commentate questo blog ogni tanto!